La mia compagna era poco loquace. Ma che dico!
non lo era affatto. Sembrava che la colpa fosse solo mia. Tentai di
sdrammatizzare la situazione, ma non ci fu verso. Con dei secchi: - Sta zitto!
– mi liquidava ogni volta. Mi sentivo solo, anche se ero in compagnia. Non più
tardi di un’ora c’eravamo baciati, stretti, posseduti, ma una porta s’era
chiusa. Un silenzio soffocante, più opprimente di quello che si soffre nei
salotti d’attesa di medici o d’avvocati, separava due estranei reciprocamente
insofferenti. Avrei voluto essere lontano, al bar, da te che mi attendevi.
Durante una di quelle soste, mentre aspettavo
che il tempo passasse, sbirciai un soriano; ne seguivo i passi felpati e la
felina eleganza, quando il riflesso d’un lampone sul parabrezza mi offese. Che
fortuna! Mi misi a giocare come un ragazzino con le luci che si riflettevano e
si rifrangevano sul vetro. Strizzando gli occhi, mi perdevo alla ricerca di
composizioni geometriche, di figure irreali, che i fasci luminosi e gli aloni
con un leggero movimento sapevano creare. Bastava un nonnulla a raggiare un
punto luminoso in lamine laceranti, e lungo quei fili dardeggianti smarrivo il
mio tempo, lenivo il mio affanno.
La mia compagna, appoggiata alla maniglia
della portiera, si sorreggeva il capo in un atteggiamento mesto, pensieroso; i
suoi capelli biondi, indorati dal sole estivo e dal mare, scendevano scomposti
sin alle spalle; il suo profilo fine, da cammeo, si stagliava sul fondo oscuro.
Anche scattando una foto non avrei mai impressionato tanta bellezza e una così
languida malinconia. Sapevo che era bella, ma non a tal punto. Fui preso
dall’impulso di darle un bacio, di stringerla: dominai l’istinto. Sarebbe stato
come calpestare una distesa di neve o come strappare un fiore, non potevo
rompere l’incanto di quel momento.
Guardando con disprezzo sia me che Toni: - Brutte bestie! … Si può essere qualche volta delicati e sentimentali o è proibito? Va bene, non mi credete, pensate sempre che io sia uno scannatore di donne. Non importa, - beve un sorso e riprende.
- La mia polo le stava stretta, evidenziava i suoi grossi seni a pera, arrivava a coprire sì e no l’ombelico. Fra le cosce spuntavano e spiccavano, sull’impronta lasciata dal costume, un ciuffo di peli; e quell’eccitante immagine vellicò le peccaminose intemperanze della mia fantasia.
Guardando con disprezzo sia me che Toni: - Brutte bestie! … Si può essere qualche volta delicati e sentimentali o è proibito? Va bene, non mi credete, pensate sempre che io sia uno scannatore di donne. Non importa, - beve un sorso e riprende.
- La mia polo le stava stretta, evidenziava i suoi grossi seni a pera, arrivava a coprire sì e no l’ombelico. Fra le cosce spuntavano e spiccavano, sull’impronta lasciata dal costume, un ciuffo di peli; e quell’eccitante immagine vellicò le peccaminose intemperanze della mia fantasia.
Sognai d’essere un principe dell’Ottocento.
Alla mia corte, dame e cortigiane, invece di farmi la riverenza, alzavano i
sottanoni e me la mostravano. A turno, i miei sudditi venivano ospiti al mio
castello, che ovviamente era sempre in festa. Avrei conosciuto in tal modo
tutto il pelo del reame. Con un editto avevo fatto abolire le mutande e avevo
introdotto la nobile consuetudine, che la donna, incrociando un amico o un
conoscente, dovesse alzare le sottane e gentilmente mostrarla. Si sarebbe così potuto
comprendere, dalla fretta o dall’indugio, la disponibilità della femmina.
Naturalmente ne sarebbero state esonerate le minori di diciotto e le maggiori
di sessanta.
Per sradicare cattive abitudini e inveterati
pregiudizi, istituii premi favolosi per le donna più generose, e severe
punizioni a chi la lasciava marcire. Le donne ricche, pensavano d’averla più
bella, le povere, d’averla più brutta, osteggiarono l’attuazione di queste
riforme. Quando le classi sociali s’avvidero che, dietro alle apparenze,
l’umanità era uguale, fu una gara a chi alzava maggiormente.
Ero amato dalla borghesia e dalle classi meno
abbienti di tutta Europa, perfino da oltre Oceano. Uomini di scienza e artisti mi manifestavano la
loro simpatia. Sulle barricate i rivoluzionari
brandivano il mio vessillo; i miei
sudditi vivevano felici e contenti in rispetto delle leggi e con un gran senso
di Giustizia. Per ovvi motivi, sarei stato in lotta con la Chiesa e
l’Inghilterra. Ma sì, anche con l’Inghilterra. Avrei avuto grossi problemi con
gli stati confinanti: orde assetate di libertà avrebbero premuto alle
frontiere. Per farla breve: avevo liberalizzato il sesso, liberato la donna,
offuscato Napoleone.
Dalle risate ci rotoliamo sotto i tavoli. Saltan fuori tante e tali spiritosaggini da riempire un libro. In questo regno felice io vengo incoronato Gran Cerimoniere; Toni il Reale Collaudatore: sarebbe andato di paese in paese, di città in città a provare le donne che ambivano al premio. Ombre e dubbi svaniscono; siamo di nuovo amici. Vuotiamo i bicchieri; il vino infuoca maggiormente la calura estiva. Gianni, come una macina:
- Mentre almanaccavo su questo stato bordello, uscii da uno stop. E per un pelo non mi trovai una Mercedes nel fianco. Il tizio alla guida strombazzò, imprecò, tirò degli accidenti, e, per mia fortuna, proseguì. Ci pensate in che casino mi sarei messo, se avessi provocato un incidente, o, peggio ancora, fossi finito all’ospedale? Io con solo i calzoni e l’altra senza mutande?
Dalle risate ci rotoliamo sotto i tavoli. Saltan fuori tante e tali spiritosaggini da riempire un libro. In questo regno felice io vengo incoronato Gran Cerimoniere; Toni il Reale Collaudatore: sarebbe andato di paese in paese, di città in città a provare le donne che ambivano al premio. Ombre e dubbi svaniscono; siamo di nuovo amici. Vuotiamo i bicchieri; il vino infuoca maggiormente la calura estiva. Gianni, come una macina:
- Mentre almanaccavo su questo stato bordello, uscii da uno stop. E per un pelo non mi trovai una Mercedes nel fianco. Il tizio alla guida strombazzò, imprecò, tirò degli accidenti, e, per mia fortuna, proseguì. Ci pensate in che casino mi sarei messo, se avessi provocato un incidente, o, peggio ancora, fossi finito all’ospedale? Io con solo i calzoni e l’altra senza mutande?
Per l’inquirente ci sarebbe stato il mistero;
per il prete lo zampino del diavolo; per l'etologo una nuova regola di
vita; per il cronista un articolo in prima pagine. Se poi i particolari
dell’incidente fossero giunti alle stampe, si sarebbero scatenate le quotidiane
e capziose polemiche tra sociologi e psicologi; mentre dalla Germania,
probabilmente, sarebbe giunta la notizia che un noto filosofo avesse
interpretato l’episodio come l’avvenimento intellettuale più significativo
dell’ultimo cinquantennio. Il liberarsi dagli indumenti in automobile sarebbe
stato considerato come l’affrancamento dall’ultimo residuo di schiavitù. Allo
scopo, sarebbe sorta una nuova filosofia, di cui sarei diventato l’indiscusso
antesignano. Dietro questo vento, i firmaioli avrebbero sfornato fiumi di
etichette; i naturalisti avrebbero scelto un nuovo vessillo; gli incapaci
avrebbero creato una nuova Art; e così via …
Adesso, mi permetto di celiare, ma iersera, ve
l’assicuro, abbiamo preso un tale spavento, tant’è vero che la mia amica
sconsolata mugolò: - Ma mi vuoi rovinare?
E non è finita qui. Lo sapete bene anche voi
che quando la sfiga vi prende di mira poi non vi molla. Orbene, iersera, non mi ha
lasciato un momento di respiro. Ancora adesso porto addosso le impronte e lo
strazio dei suoi terribili artigli. Non le fu sufficiente l’avermi guastato la
serata con un refolo, con un vecchietto e con lo spavento d’un incidente,
sentite un po’ quel che mi accadde ancora.
Entrammo in casa verso le due e ci
precipitammo a bere; calmata la sete, le mostrai l’abitazione: ne rimase
entusiasta. Che brave le donne! Vanno e vengono in casa d’altri come se fosse
la propria …
Noo … non chiedetemi queste cose. Come potevo
non aver rispetto di quella povera diavola dopo tutto quel che le era successo.
Mascalzone sì! ma fino a un cento punto … Prima di questa interruzione, volevo
dirvi che non ero affatto preoccupato che la mia amica girasse per casa: tanto
non avrebbe potuto dimenticare o perdere qualcosa.
Questa mattina, un po’ prima delle otto, è
venuta a portarmi il caffè a letto. Con mia sorpresa, l’ho trovata serena,
sicura di sé e vestita: s’era messa un abito di mia moglie. Dopo avermi dato un
bacio, mi spiegò che aveva preso ventimila lire per il magnano e, senza darmi
il tempo di dir qualcosa, se ne andò via.
Intontito e ancora mezzo addormentato mi
alzai. Con la tazza del caffè in mano andai alla finestra della cucina. La vidi
attraversare il giardinetto e avviarsi al cancello. Il vestito di lino le stava
corto e stretto, in controluce, manco a farlo apposta, notai che era ancora
senza mutande. In quella, sentii gridare dalla Maria il nome di mia moglie.
Lei, vedi beffa! Si voltò.
La tazzina mi cadde e il caffè m’andò di
traverso, lo sputai tossendo; m’uscì pure dal naso, mentre gli occhi mi si
riempivano di lacrime. Eh, eh! … sono stato veramente fortunato: ho salvato le
orecchie.
Guardo il Toni che non la smette di ridere, mi alzo, e vado al banco a pagare il conto.
Guardo il Toni che non la smette di ridere, mi alzo, e vado al banco a pagare il conto.
Bello, Enzo! Complimenti e grazie.
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